N° 34
(PARTE PRIMA)
1.
La Stark
Tower non è l’edificio più alto di New York, ma di certo dal suo attico si gode
uno splendido panorama, specie a certe ore del mattino. Per il suo
proprietario, il multimiliardario Anthony Edward Stark, oggi è un giorno
importante e prima di affrontarlo si permette un momento di riflessione
concedendosi uno sguardo alla città dall’ampia vetrata panoramica. Oggi deve
affrontare una sfida forse decisiva. Non è la prima volta nella sua vita e
probabilmente non sarà l’ultima, ma stavolta sa di avere a che fare con un
avversario diverso dagli altri. Non è una semplice questione d’affari, è
qualcosa di personale. Tiberius Stone non vuole impadronirsi della REvolution,
o della Stark-Fujikawa, se è per questo, solo per avidità, no: vuole
distruggere lui personalmente e tutta la Famiglia Stark per un distorto senso
di vendetta. Glielo ha fatto capire chiaramente quando si sono incontrati
proprio in questo stesso salone. Ogni mezzo è buono per lui pur di raggiungere il
suo obiettivo, non importa se è legale o illegale. Tony dovrà guardarsi le
spalle ogni giorno d’ora in poi. È più o meno così che è sempre stata la sua
vita da quando quella scheggia di granata gli si piantò vicino al cuore tanti
anni fa, pensa mentre le sue labbra si torcono a formare un sogghigno
divertito. Afferra la sua inseparabile
valigetta e chiama l’ascensore quando, prima ancora di vederla sente
l’inconfondibile profumo della sua coinquilina.
-Buongiorno, Tony.- lo saluta
Meredith McCall.
-Sei molto mattiniera Meredith.-
le dice Tony chinandosi leggermente per baciarla su una guancia.
-È sempre una buona abitudine.-
replica lei sorridendo –E così oggi è il gran giorno, giusto? L’assemblea degli
azionisti e lo scontro per decidere chi comanderà la REvolution. Sei pronto?-
-Mia cara, io sono sempre pronto
.-
-Puoi raccontarlo agli altri, ma
io… io conosco il vero Tony Stark, lo sai.-
-Il vero Tony Stark?-
-Certo, quello che nascondi agli
altri, che ha paura di mostrarsi per ciò che è, di ammettere le proprie
fragilità umane.-
-Tu sembri l’unica a credere che
esistano.-
-Oh, io c’ero prima che tu
imparassi a nasconderti dentro una corazza Tony.-
-Cosa… intendi dire?-
-Ti sei costruito un’armatura dentro
cui nascondi i tuoi sentimenti perché non vuoi più essere ferito e così dici a
te stesso di non averne di sentimenti e non permetti a nessuno di avvicinarsi a
te abbastanza da ferirti. Lo sanno molto bene le donne a cui hai spezzato il
cuore.-
-Tu credi?-
-Chiedilo alla madre di tua figlia
se non è così… o a Pepper Potts, magari… lei lo capisce forse meglio di
chiunque altra… è buffo che tu non lo veda…-
-Che non veda cosa?-
-Lascia perdere.- Meredith gli
aggiusta la cravatta –Ecco così va meglio.- gli si avvicina e gli sfiora
lievemente le labbra con le sue –Ora muoviti, non vorrai far tardi.-
Mentre
l’ascensore si avvicina al suolo, Tony riflette. Nonostante quello che dicono
di lui, è certo che non capirà mai le donne. Il brutto è che Meredith forse ha
ragione: fin dai tempi in cui i loro padri li costrinsero ad interrompere la
loro relazione e poi, dopo quel disgraziato affare con Sunset Bain, lui ha
veramente eretto una barriera tra lui ed il resto del mondo. Forse la sua
armatura di Iron Man e la sua ostinazione a ricoprire quel ruolo sono soltanto
la concretizzazione di qualcosa che c’è sempre stato nel suo inconscio, un modo
per non essere più ferito. Un’armatura metaforica che solo Pepper e Whitney
Frost erano riuscite ad intaccare. Il bello che è che lui vorrebbe essere
capace di uscire dal guscio che lui stesso ha creato intorno alla sua anima, ma
anche se ha fatto dei passi avanti in tal senso, non sa davvero se ne sarà mai
davvero capace del tutto ed è un pensiero che lo spaventa, un pensiero che
respinge immediatamente nel suo subconscio.
L’ascensore
si apre e Tony si trova di fronte a…
-Pepper!-
-Non avrai creduto davvero che ti
lasciassi andare alla riunione degli azionisti da solo, vero?- ribatte Pepper
Potts con un tono che non ammette repliche –C’è in gioco anche il mio futuro e
poi… conoscendoti è il modo migliore per assicurarsi che non mancherai al
pranzo con nostro figlio.-[1]
Tony
sospira rassegnato. Donne… saranno la sua rovina un giorno, questo è certo.
Tiberius
Stone si aggiusta la cravatta, rigorosamente intonata al suo abito scuro, si
sistema con cura il fiore all’occhiello, indossa il costosissimo cappotto di
cammello e poi esce dal suo appartamento. A noi due Tony, pensa sogghignando.
L’ascensore
lo porta al garage sotterraneo dove l’attende una lussuosa limousine dai vetri
oscurati. Al suo interno è già seduta una donna attraente ed elegante sui cui
capelli neri e lunghi campeggia una ciocca bianca, la sua bocca è atteggiata ad
un sorriso crudele. Si chiama Justine Hammer ed è la socia di Tiberius in
questo ed altri affari.
-Buona giornata mia cara.- le dice
-Ti vedo in splendida forma.-
-Sei un adulatore, Tiberius.-
risponde lei con una risatina –In effetti mi sento molto eccitata per quello
che ci attende stamattina.-
Come
un Piranha che ha appena visto cadere nel fiume un vitello grasso, pensa Stone,
divertito dalla similitudine. Beh, in fondo è questo che siamo io e te, cara:
due voraci predatori ansiosi di divorare una nuova preda, nient’altro che
questo.
Un
terzo appartamento ed un’altra coppia. James Rupert Rhodes si sta facendo la
doccia. Da quando Tony Stark si è dimesso da presidente della REvolution, è
toccato a lui ricoprire ad interim quel ruolo, ora l’Assemblea degli Azionisti
è chiamata a scegliere il nuovo Consiglio dei Direttori della società e sarà
quello a dover decidere se il posto sarà suo in pianta stabile. Rhodey si
chiede se dopotutto ci tenga veramente, ma far cadere la società nelle mani di
Tiberius Stone sarebbe peggio, dopotutto.
In
quel momento la porta del cubicolo della doccia si apre ed entra la bionda Rae
Lacoste, promessa sposa di Rhodey e sua compagna di vita da diverso tempo.
-Pensavo di farti compagnia per un
po’.- gli dice stringendosi a lui e passandogli le dita sul petto.
-Rae… se continui così io…-
-Tu…?-
-Finiremo col far tardi
all’Assemblea.-
-E sarebbe poi così grave se
arrivassimo un po’ in ritardo?- ribatte lei maliziosamente.
-A pensarci bene… no, niente
affatto.- è la risposta di lui mentre la attira a se e la bacia appassionatamente.
2.
Il
suo nome è Michael O’Brien ed il Responsabile della Sicurezza per la Stark
Solutions, un incarico dai limiti molto poco definiti, ma gli va bene così.
Fino a qualche anno fa Mike era un detective del Dipartimento di Polizia di New
York, poi fu scelto come capo del neo costituito corpo di guardie carcerarie
federali chiamate Guardiani, a cui era stata data in dotazione un’armatura
progettata da Tony Stark e dal fratello, oggi defunto, di Mike, Kevin, armatura
che lui aveva usato per un po’ prima che l’uso ne fosse ceduto al Governo. In
seguito lasciò l’incarico per assumere quello di Responsabile della Sicurezza
del Quartier Generale dei Vendicatori. Oggi è uno dei quattro uomini che si
alternano a Tony Stark nel ruolo di Iron Man, un incarico che ha accettato solo
per fare un favore ad un amico in difficoltà, ma che sta cominciando a
piacergli. C’è qualcosa nell’indossare
quell’armatura, nel volare al di sopra dei più alti grattacieli, una sensazione
di potere che è quasi intossicante, lo stesso tipo di sensazione che devono
provare i drogati quando si sparano la loro dose, quel genere di sensazione che
fece sballare la mente del suo disgraziato fratello Kevin quando decise di
usare l’armatura del Guardiano e che lo ha condotto alla morte. Brutti
pensieri, forse, ma almeno lo aiutano a mantenersi razionale. Ed è proprio
questa la paura di Mike, giusto? Lasciarsi intossicare dal potere e perdere il
controllo, ma non gli accadrà, deve stare tranquillo, lui ha il pieno controllo
della situazione, giusto? Almeno è quello che pensa adesso, mentre entra nella
Stark Tower e saluta la graziosa receptionist con rapido cenno della mano. Deve
pensare che sono un orso, si dice Mike, ed, in effetti, sono sempre stato un
solitario misantropo, forse dovrei provare a rivolgerle la parola…
Il
rumore lo sorprende, ma non è in grado di identificarlo subito, poi capisce
cosa sta accadendo. Una breccia si apre in una parete, mentre il cemento si
sbriciola sotto l’impeto di una forza ancora non identificata, poi ecco
arrivare la vera fonte di preoccupazione e Mike lo riconosce immediatamente: è
il supercriminale chiamato Melter, uno dei più vecchi nemici di Iron Man, ma
cosa vuole adesso? Beh, inutile domandarselo adesso. Istintivamente la mano di
Mike corre ad afferrare la sua pistola,
ma Melter lo vede e dalla sua arma parte un raggio che coglie O’Brien in pieno
petto. Il raggio di Melter, per qualche ignota ragione, non ha effetto sulla
carne viva, ma la sua forza concussiva è tale da sbattere Mike contro una
parete e lasciarlo stordito.
-Così impari a fare l’eroe,
amico.- dice Melter –Ora che nessuno si muova e tutto finirà senza che qualcuno
si faccia male.-
Questo
lo dici tu, pensa Mike O’Brien, dammi l’occasione buona e vedremo chi si farà
davvero male.
Howard A. Stark Memorial Hospital. Nella camera privata in cui è
degente troviamo Harold Joseph Hogan, meglio noto ai suoi amici col nomignolo
di Happy, data la sua scarsa attitudine al sorriso. Negli ultimi tempi è stato
ferito gravemente per colpa del supercriminale Firebrand[2]
e poi è sottoposto ad un trattamento sperimentale che lo ha per breve tempo
trasformato in un mostro senza cervello.[3]
Una cosa è sicura di Happy: quando era un pugile professionista può forse aver
perso più incontri di quanti ne abbia vinti, ma alla fine si è sempre rimesso
in piedi ed è proprio quello che sta tentando di fare adesso, solo per
accorgersi che forse ha chiesto troppo alle sue forze. La testa comincia a
girargli e cadrebbe a terra se una giovane infermiera afroamericana non
arrivasse a sostenerlo anche se il peso di lui la fa barcollare un po’.
-Che diavolo credeva di fare?-lo
rimprovera mentre lo guida verso una poltrona.
-Ero solo stufo di restare a
letto.- risponde Happy sedendosi.
-Ha subito delle ferite molto serie,
se non lo ha capito.- replica la ragazza. -È vivo per miracolo. Mi risparmi
questi numeri da macho.-
-Non le sarà facile ficcare del
buon senso in quella zucca dura da irlandese – dice una voce che proviene dalla soglia della camera –Happy
Hogan è uno degli uomini più ostinati che io conosca.-
L’infermiera
si volta per trovarsi di fronte ad un nero sulla trentina il cui naso porta
chiari segni di passate rotture.
-Eddie March!- esclama Happy -È un
vero piacere vederti amico.-
-Sono passato molte volte a trovarti…- replica Eddie -… ma eri sempre
nel mondo dei sogni. È un piacere rivederti abbastanza in forma.-
-Dillo a quest’infermiera che ci
vuole più di qualche ustione per fermarmi.-
-Non gli dia retta infermiera. Il
solo motivo per cui per cui ha retto un intero match con Tyson è perché era
troppo testone per capire quando cadere. Naturalmente parliamo dei tempi in cui
Tyson era Tyson, non uno che anche il mio nipotino di 5 anni batterebbe senza
fatica.-
-Mi faccia indovinare…- dice
l’infermiera –Anche lei è un ex pugile, giusto? Devo aver sentito il suo nome.
Non si è ritirato per problemi di salute?-
-Imbattuto.- precisa Eddie –Avrei
potuto disputare la finale dei pesi massimi se… ma lasciamo perdere i tristi
ricordi. Non ricordo di averla mai vista prima di oggi infermiera…-
-Jenkins, Georgia Jenkins. Fino a
ieri facevo il turno di notte.-
-Ah un’infermiera notturna,
interessante.-
-Bene signori, vi saluto. Non
combinate troppi danni mentre non ci sono.-
Dopo
che la ragazza è uscita Eddie commenta:
-Però… dovrei venirci più spesso
in quest’ospedale, hai visto che bel pezzo di…-
-Non sono cieco, Eddie.- ribatte
Happy –Io sono già impegnato, ma tu potresti fare un tentativo.-
-Potrei davvero pensarci su.
Allora amico, siamo seri: come ti senti?-
-Bene, davvero. Non vedo l’ora di
essere fuori così.-
-Prenditela calma Happy. Lo
sappiamo tutti e due che non è stato uno scherzo quello che hai passato.
Prenditi un po’ di riposo con la tua Hannah[4]
e non preoccuparti. Mi dicono che quella Bergier ti sta sostituendo molto bene
alla Fondazione. E di Iron Men ce ne sono abbastanza.-
-Già, magari hai ragione, ma in
vita mi non sono mai stato capace di prendermela comoda. Tu fra tutti dovresti
capirmi Eddie.-
Salone
dell’Ambrose Building, dove è in corso l’assemblea degli azionisti della
REvolution. Tony Stark ha combattuto molte battaglie nelle vesti di Iron Man,
molte le ha vinte, qualcuna l’ha persa e qualcuno potrebbe dire che quando è in
gioco la vita o il destino del mondo quel che potrebbe accadere ad una società
commerciale è del tutto irrilevante. Tony Stark, tuttavia, non ama perdere ed
anche se questa è una battaglia combattuta con altri mezzi, intende essere lui
il vincitore.
-Dichiaro aperta quest’assemblea
straordinaria.- dichiara con voce stentorea Dwayne Taylor, Presidente del
Consiglio dei Direttori –All’ordine del giorno: la nomina di un nuovo consiglio
dei Direttori in seguito ai nuovi assetti azionari della società. A questo
riguardo, lascio la parola a Mr. Tiberius Stone che me l’ha chiesta.-
Tiberius
Stone sale sul palco e rivolge lo sguardo verso la piccola folla davanti a lui
ed in particolare verso Tony Stark, Pepper Potts e James Rhodes. Accenna un
sorriso mente i suoi occhi incontrano quelli dell’uomo che intende rovinare,
poi comincia a parlare:
-Signori azionisti, sarò breve: io
possiedo un pacchetto azionario pari a quello posseduto dai tre uomini che
compongono l’attuale Consiglio dei Direttori ed in più ho qui con me le deleghe
di rappresentanza di molti altri piccoli azionisti. Io non chiedo che il mio
diritto: partecipare al governo di questa florida società in cui ho investito
il mio denaro.- pausa ad effetto –Chiedo, quindi, che l’assemblea voti
l’aumento dei posti in consiglio e candido me stesso e miss Justine Hammer tra
i nuovi consiglieri.-
Tony
si morde le labbra. Non mollerò senza lottare, Tiberius, puoi starne certo,
pensa.
3.
Mike
O’Brien si muove, approfittando di un momento in cui l’attenzione di Melter è distratta
e si precipita verso un ascensore.
-Ehi tu, fermo!- gli urla Melter.
Troppo
tardi: con un balzo l’ex poliziotto e nell’ascensore, le porte si chiudono e la
cabina sale. Mike sospira di sollievo mentre sente le porte sottodi lui
fondersi. Con un po’ di fortuna sarà arrivato in cima prima che Melter pensi a
qualcosa tipo rompere gli agganci e far precipitare la cabina. Intanto il
segnale del suo orologio speciale sta richiamando la sua armatura e quando sarà
pronto… ehi che sta succedendo? La cabina si sta ghiacciando.
Troppo
tardi Mike O’Brien si rende conto che Melter non è venuto solo e che ha portato
con se almeno un altro storico nemico di Iron Man, la temperatura scende a
livelli intollerabili, il metallo si crepa, la cabina ondeggia e con un secco
rumore qualcosa si rompe.
Rebecca Bergier esce dal proprio ufficio
chiedendosi cosa stia succedendo. Lavorare per Tony Stark non è sempre rose e
fiori, pensa, ma lo sapeva quando ha accettato il lavoro e con le risorse della
Fondazione Maria Stark sia il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani,
che gli interventi sono più facili che col suo vecchio gruppo. L’essere spesso
coinvolti con supereroi e supercriminali è, in fondo un piccolo prezzo da
pagare. È appena uscita nel corridoio che
una frusta metallica la colpisce al collo e lei crolla svenuta.
-Perfetto.- commenta una voce di
donna.
Mike
O’Brien precipita nella tromba dell’ascensore, un brutto modo di morire, pensa,
e senza poterci fare niente o sapere perché. Ma… un momento cos’è quella?
L’armatura di Iron Man ha risposto al suo richiamo e gli si sta avvolgendo
addosso, ma ce la farà in tempo per evitare il peggio? La risposta è si: ci
vogliono pochi istanti perché l’armatura completi il processo di polarizzazione
rivestendo Mike. Un attimo per azionare i jet degli stivali e l’ex poliziotto
diventato supereroe part time risale.
-Jocasta, sono Mike O’Brien, mi
puoi dare un quadro della situazione?-
<<Certo Mike. Stando ai sistemi di monitoraggio ci sono tre intrusi nell’edificio. Uno era nell’ingresso, ma sta salendo. I sistemi lo identificano come Melter. Non il Melter originale, però, che è defunto, ma uno che usa i suoi equipaggiamenti. Secondo il Database S.H.I.E.L.D. si chiama Richard Lawson.>>
-Ne
sei certa?-
<<Assolutamente ed i rilievi telemetrici confermano le informazioni: quest’individuo non è Bruno Horgan.>>
-Bene,
mi fa piacere non avere a che fare con una resurrezione. Se questo Melter è
nuovo del giro, questo
può essere un vantaggio per me. Che mi dici degli altri?-
.<<Blizzard, alias Donald Gill, si trova, in questo momento, al 10° piano. È lui che ha distrutto la cabina del tuo ascensore.>>
-Uhm
ecco chi devo ringraziare, me l’ero immaginato. E il terzo?-
<<Dati insufficienti. Le telecamere del 12° piano sono state distrutte da un agente esterno. Sto lavorando per azionare il sistema d’emergenza.>>
-12°
piano. La sede della Fondazione. Che sia quello l’obiettivo? Me ne accerterò
subito. -
<<Mike ho individuato Melter al decimo piano, proprio alla tua destra.>>
-Buono
a sapersi, Jocasta, mi occuperò subito di lui.-
Per la forza di Iron Man è un
giochetto da ragazzi aprire le porte dell’ascensore al piano desiderato e
raggiungere colui che cerca.
<<Bene, bene, guarda cosa abbiamo qui: un
bell’intruso.>> esclama con la sua voce metallica.
Melter non può reprimere un brivido:
il suo precedente scontro con dei supereroi si è risolto decisamente male per
lui[5]
e sarebbe ancora alla Volta se non lo avessero tirato fuori approfittando di
un’occasione favorevole.[6]
Iron Man ha sconfitto il precedente Melter tutte le volte che si sono
scontrati, ma tra gli eroi è anche il più vulnerabile al suo raggio fusore, non
deve farsi prendere dal panico. Spara, ma il suo avversario è rapido ad evitare
il colpo.
<<Dovrai fare meglio di così, amico, se vuoi
sperare di prendermi.>> gli dice Iron Man <<Vediamo come te la cavi tu contro un
doppio colpo di repulsori.>>
Melter riesce a malapena ad evitare
il colpo, poi spara sopra la testa di Iron Man facendo crollare parte del
soffitto sul suo avversario.
<<Ben tentato. Ma te l’ho detto, devi fare di
meglio>>
-Ma
forse io posso farcela.-
Iron Man non fa in tempo a voltarsi
verso il punto da cui proviene la voce, che si trova avvolto da ghiaccio che si
solidifica addosso a lui imprigionandolo.
Blizzard si è unito alla lotta.
4.
Seduti poche file più
indietro rispetto al gruppo dirigente della REvolution stanno due uomini: il primo assomiglia a
Tony Stark, ma è più massiccio e leggermente più anziano, il suo nome è Morgan
Stark ed è il Presidente della Stark-Fujikawa; il secondo è un giapponese che
dimostra poco più di 40 anni, si chiama Kenzo Fujikawa ed è il rappresentante
della famiglia che è la maggiore azionista della stessa società. Al loro fianco
una giovane giapponese, è Rumiko Fujikawa, figlia di Kenzo e Vice Presidente
della S-F.
Il volto di Fujikawa è impenetrabile
mentre segue il procedere delle votazioni che hanno appena visto Tiberius Stone
vincere la battaglia per l’allargamento del Consiglio dei Direttori.
-Ho
visto abbastanza.- dice infine –Quello Stone è un uomo pericoloso, se gli
consentiremo di impadronirsi della REvolution, rimarremo senza alleati quando
tenterà lo stesso assalto alla nostra società e questo non deve accadere.-
-Quindi
che faremo?- chiede Morgan.
-Abbiamo
un pacchetto piccolo, ma decisivo, voteremo perché Stark ed i suoi amici
mantengano il controllo del Consiglio.-
-Mi
sembra una saggia decisione padre.- interviene Rumiko.
-Non
ho chiesto il tuo parere figlia, faccio solo quello che ritengo opportuno.-
Morgan tace, ma si scopre d’accordo
con Fujikawa: il nemico che conosci è meglio di quello che non conosci e
trattare con Tony ed i suoi amici sarà meglio che trattare con Stone.
-Aiuto
senza condizioni?- chiede.
-Non
del tutto. Andiamo a parlare con loro.- replica Kenzo.
Intrappolato in una prigione di
ghiaccio Iron Man si sente spacciato. La temperatura scende sempre di più e
presto arriverà ad un livello tale che il metallo cederà, per non parlare
dell’uomo all’interno. Mike sente la vista appannarsi e le funzioni vitali
rallentare.
<<Mike!>>
La voce elettronica risuona
ovattata nelle orecchie di Mike O’Brien.
-Chi…
Jocasta?-
<<Attiva la termocoppia Mike, trasformerà il freddo in energia e ti libererà.>>
-Io…
non so se … ci riesco.-
<<Sto provando a farlo io a distanza. Il mio interfaccia dovrebbe consentirmelo. Ecco sta già cominciando, la temperatura comincia a salire, il ghiaccio comincia a sciogliersi e l’armatura riprende energia. Ci siamo Mike… Mike… rispondimi Mike.>>
Sede della Stark-Fujikawa a
Flushing, Queens. Il giovane di nome Philip Grant, noto anche col nomignolo di
Corvo, sta riflettendo. Odia ammetterlo, ma è nervoso. Non è un pericolo fisico
a preoccuparlo, ma l’incontro che lo aspetta da lì a poche ore con la donna che
da pochi mesi ha scoperto essere sua madre: dire che con lei è imbarazzato è
usare un gentile eufemismo. Nei rapporti umani non è mai stato un granché: per
gran parte della sua vita adulta il suo universo fisico è stato limitato da una
poltroncina e dal desco di un computer, ma negli universi virtuali era un
drago, la versione moderna di un pirata. Non c’era luogo non potesse arrivare o
segreto che non sapesse violare.
Per uno coi suoi talenti passare dalla parte della
legge, diventare l’esperto di sicurezza informatica di una grande azienda era
stata solo un’alternativa accettabile alla prigione, ma nondimeno una
limitazione della sua libertà. Non è ironico che offrirgli quest’opportunità
quando era a capo di questa stessa azienda, sia stato proprio Tony Stark,
l’uomo che ha scoperto essere il suo padre naturale? Davvero un’ironia: lui, il
re degli hacker è ora parte del sistema. Non che gli manchino i vantaggi, però:
uno stipendio da favola, una posizione quasi dirigenziale con i relativi
benefici. Certo, gli basterebbe poco per procurarsi in meno di cinque minuti 10
volte i soldi del suo stipendio mensile: basterebbe un ritocchino a qualche
cifra in qualche banca, niente di serio, per carità, e poi trasferire il tutto
in un conto cifrato alle Isole Cayman o ad Isla Suerte.
Si, sarebbe facile e nessuno lo scoprirebbe a meno
che non fosse lui a volersi far scoprire. Magari lo farà uno di questi giorni,
tanto per tenersi in esercizio e magari lo farà coi soldi del paparino. Questa
sì che sarebbe una prospettiva divertente.
Il ghiaccio si scioglie ed Iron Man
si muove. La sua voce filtrata elettronicamente lascia trasparire un tono
decisamente arrabbiato:
<<Ci hai provato, amico, ma ti è andata
storta.>>
<<Per un attimo mi hai davvero spaventato Mike,
credevo fossi svenuto o peggio.>> interviene Jocasta udibile solo da Mike.
-C’è
mancato poco, lo confesso.- le risponde Mike –Ma ora sto meglio e tu sei troppo
emotiva per essere un programma.-
<<Non sono solo un programma io… Oh capisco era un tentativo di umorismo, giusto?>>
-Esatto,
ma ora che mi sono ripreso, fammi concentrare sui nostri amici.-
A questo punto Mike O’Brien cessa la
conversazione interna con Jocasta e torna a rivolgersi ai suoi avversari:
<<Allora amici vogliamo combattere o mi dite
pacificamente cosa siete venuti a fare?>>
-Scoprilo
da solo “eroe”.- replica Melter sparandogli contro.
Istintivamente Iron Man intercetta la scarica con
una di repulsori e le due scariche d’energia si annullano a vicenda.
<<Ti è andata storta, Melter. Forse è meglio che
ti arrendi.>>
-No!
Ti colpirò prima o poi.-
Forse o forse no, pensa Mike, con
quest’armatura sono molto più veloce di te e posso evitarti quanto mi pare.
Certo: se metti a segno un colpo fortunato me la vedrò brutta, ma perché
dirtelo?
Improvvisamente il pavimento sotto
ai suoi piedi diventa una lastra di ghiaccio e Mike perde l’equilibrio.
-Addosso!-
urla Blizzard -Colpiscilo ora!-
Melter non se lo fa ripetere due volte
e centra Iron Man con una scarica di raggio fusore. Per fortuna di Mike la
scarica fa solo danni superficiali.
-Aspetta
che lo metta alla massima intensità ed io…-
<<Tu hai fatto già abbastanza danni.>> replica Iron Man allungando
una mano a serrargli il polso <<Vediamo che succede se ti strappo il
tuo armamentario.>>
-Lascialo, adesso!- urla Blizzard colpendolo
con una scarica di ghiaccio.
<<Tu sei Donny Gill, giusto? Credevo volessi
uscire dal giro, ragazzo, e secondo me faresti bene a farlo.>>
-Io
ti ucciderò, se mi costringi.-
Quando era un poliziotto Mike ha
sentito spesso quel tono. È spaventato, ma forse può convincerlo senza usare la
forza, ma se dovesse servire è pronto a farlo.
5.
Chicago, la città ventosa, la città
che nei ruggenti anni venti vide formarsi e cadere l’impero criminale di Al
Capone e la nascita della sua leggenda che dura ancor oggi. Per essere la terza
area urbana della nazione per popolazione, è sorprendentemente priva di
superesseri, se si eccettua il bizzarro gruppo che si fa chiamare Vendicatori
dei Grandi Laghi e della cui esistenza, ahimè, molti preferirebbero dimenticarsi.
In uno degli eleganti quartieri
residenziali dei sobborghi sorge una bella villa con giardino, è la dimora di Howard Finch e fu costruita quasi
due secoli fa dai suoi antenati che fecero fortuna col commercio delle pellicce
ed i trasporti lungo i Grandi Laghi. Da quei tempi le varie generazioni della
famiglia hanno consolidato ricchezza e potere espandendosi e specializzandosi
nella costruzioni di navi del più vario genere e stazza: dal transatlantico,
allo yacht per miliardari, all’incrociatore, al peschereccio; dai laghi alle
vastità degli oceani.
In questi giorni, però queste cose
importano poco a Howard Finch perché
c’è una parte del suo mondo che sta crollando. Quando ha sposato Joanna Nivena
sapeva bene che la figlia che lei stava aspettando non era sua: lei non le
aveva nascosto la verità, se si eccettuano i motivi che avevano portato alla
rottura del fidanzamento con Tony Stark, di cui si era sempre rifiutata di
parlare chiedendogli di rispettare la sua riservatezza e lui l’aveva fatto
perché l’amava. Quante cose stupide si fanno il nome di quell’effimero
sentimento che è l’amore? Lui pensava sinceramente che la sua unione con Joanna avrebbe retto alla
rivelazione della vera paternità di Kathy, dopotutto erano sposati da più di 12
anni ed avevano un altro figlio, il maschio che avrebbe perpetuato il nome dei Finch e invece ha ceduto al più
meschino dei sentimenti: la gelosia. Gelosia per Tony Stark che sembra
abbagliare non solo Kathy, ma anche il piccolo Howie; gelosia per il rapporto
che inevitabilmente si è formato tra Tony e Joanna e da cui lui si sente
escluso, anche se è stato lui e lui solo a fare da padre a Kathy per oltre 11 anni.
Ha finito per allontanare Joanna da se ed ora sono vicini al divorzio e per
quanto riguarda Kathy… si sente come se stesse sbagliando tutto e non sa come
fare ad impedirlo.
Quando la sua auto imbocca il viale
d’ingresso della villa vedere sua moglie Joanna sulla soglia gli fa aumentare
il cattivo umore.
-È
qui, è tornata?-chiede scendendo dall’auto.
-No.-
risponde Joanna Nivena Finch –Se n'è andata davvero, ho paura.-
-Sarai
soddisfatta, immagino, di averci portato a questo.-
-Sei
ingiusto con me, io non ho fatto nulla di male.-
-A
parte prendere le parti di Stark contro di me sempre e comunque. Te ne sei
perfino andata in crociera con lui portandoti dietro nostra figlia.-
-È
sua figlia, non dimenticarlo.-
-E
come potrei, se tu non me lo permetti?-
Joanna non gli risponde e gli volta
le spalle.
In una saletta attigua alla sala
riunioni Tony Stark, Dwayne Taylor e Danny Rand si confrontano con Kenzo
Fujikawa e Morgan Stark.
-Parlo
anche a nome di mio padre e di tutta la Stark-Fujikawa: vi offriamo un’alleanza
contro Tiberius Stone. Noi voteremo per voi in quest’assemblea e lei, Stark
San, ci assicurerà il voto del suo pacchetto azionario della Stark-Fujikawa per
consentirci mantenerne il controllo contro gli assalti di Stone e Hammer. In
cambio vogliamo due seggi nel Consiglio della REvolution e ne offriamo
altrettanti in quello della S-F per persone di vostra scelta.-
-In
questo modo avrete una testa di ponte da noi.- ribatte Dwayne Taylor -Chi vi
impedirà di usarla per rilevarci?-
-Se
preferisce che la sua creatura sia comprata da Tiberius Stone, Taylor San, deve
solo rifiutare la nostra offerta.-
Tony riflette: probabilmente neanche
Fujikawa vuole che Stone si annetta la REvolution, sta solo cercando di alzare
il prezzo, eppure… la sua offerta non è affatto male e almeno lui ed i suoi
soci manterrebbero il controllo. Possono permettersi di vedere se è un bluff o
no? Sta per dire qualcosa quando il suo cellulare trilla. Sempre nei momenti
meno adatti, pensa, poi vede chi lo sta chiamando e risponde immediatamente.
L’espressione sul volto di Joanna
che appare sul display non promette nulla di buono.
-Cosa
sta succedendo, Joanna?- chiede Tony.
<<Kathy…
se n’è andata.>>
Sotto la maschera di Iron Man il
volto di Mike O’Brien è teso Ai tempi
in cui era un poliziotto aveva fama di impulsivo, di classica testa calda
irlandese, ma ora se potesse risolvere il conflitto senza ulteriore violenza ne
sarebbe ben contento.
<<Allora, Donny: è davvero questo che vuoi? Una
vita fatta di eterni scontri coi supereroi, fughe o soggiorni in prigione?
Finora sei stato fortunato: non hai ancora ucciso nessuno, ma per quanto?
Riflettici: sei ancora in tempo a tirartene fuori.>>
Sta esitando, pensa Mike mentre con
la coda dell’occhio sorveglia i movimenti di Melter, pronto a reagire, forse
posso davvero convincerlo a mollare senza altre lotte.
Improvvisamente si sente un sibilo
nell’aria ed un cavo d’acciaio colpisce la spalla sinistra di Iron Man facendo
un intacco sull’armatura. Com’è possibile? Si chiede Mike mentre si gira per
trovarsi di fronte ad una donna bionda con indosso una specie d’armatura ed un
mantello e con quelle che sembrano due fruste, anche se particolari, che si
allungano dai polsi.
<<E tu chi saresti?>> le chiede.
-Puoi
chiamarmi Whiplash e voglio farti a pezzetti.- risponde l’altra, poi si rivolge
agli altri due supercriminali. –Dategli addosso. Se lo colpiamo tutti insieme,
possiamo farlo fuori!-
E mentre viene colpito contemporaneamente
da colpi di frusta, raggi fusori e scariche di gelo, Mike O’Brien comincia a
rendersi conto che stavolta potrebbe non finire bene per lui.
FINE PRIMA
PARTE
NOTE
DELL’AUTORE.
Pochissimo da dire stavolta, solo
una breve presentazione di alcuni personaggi.
1)
Georgia
Jenkins, era una delle tre coprotagoniste della breve serie “Night Nurse”,
scritta dalla prima moglie di Roy Thomas (e seconda segretaria di Stan Lee),
Jean, e disegnata dal veterano Win Mortimer. Detta serie, che durò quattro
numeri bimestrali, usciti dal novembre 1973 al maggio 1973, narrava le
avventure di tre infermiere diplomate del turno di notte di un grande ospedale
newyorkese: la bionda Linda Carter, la rossa Christine Palmer e la nera Georgia
Jenkins, appunto. Per quanto possa sembrare strano, invece di passare il tempo
in intrallazzi amorosi come ci aspetterebbe da un serial di infermiere, le tre
si trovarono ad aver a che fare con gangsters, assassini psicotici, vampiri,
zombie e ad altra gente allegra del genere. Tra di loro, Linda Carter porta lo
stesso nome della protagonista di una breve serie di 9 numeri uscita tra il
settembre 1961 ed il gennaio 1963 per mano di Stan Lee & Al Hartley ed
intitolata “Linda Carter Student Nurse”. Certo: quella Linda Carter allieva
infermiera era una bruna e la Linda Carter infermiera notturna era bionda, ma
questo non prova nulla, perché, come sappiamo, le donne spesso si tingono i
capelli e farsi bionde è un passatempo diffuso tra il gentil sesso -_^ quindi è molto probabile, per non dire certo
che le due Linda Carter siano, in realtà, una sola. L’apparizione di Georgia
Jenkins vuol forse dire che anche le sue amiche stanno per riapparire? Chi può
saperlo? -_^
2)
Veniamo
ora ad un trio di nemici classici di Iron Man, che, però, qui sono “interpretati”
da dei rimpiazzi, essendo gli originali morti o ritirati a vita privata.
Cominciamo in ordine cronologico da Blizzard. L’originale Blizzard (un tempo
noto come Jack Frost) ha debuttato in Tales of Suspense #45 del settembre 1963,
grazie a Stan Lee & Don Heck (con l’aiuto di Robert Bernstein alla
sceneggiatura). Il suo vero nome era Gregor Shapanka ed era uno scienziato e
geniale inventore datosi al crimine. Fu
ucciso dal cosiddetto Iron Man del 2020 (alias Arno Stark, figlio di Morgan
Stark che nel nostro tempo ha poco più di 6 anni) durante un suo viaggio nel
passato. Fu Justin Hammer a dare costume, nome e poteri a Donny Gill un ragazzo
che in più di un’occasione si è mostrato poco convinto del suo ruolo di
supercriminale. La sua ultima apparizione stata in Difensori MIT #22 dove, in
seguito all’ennesima sconfitta, era stato imprigionato, ma a quanto pare è
stato liberato da qualcuno.
3)
Veniamo
a Melter. L’originale Melter, alias Bruno Horgan, è stato creato da Stan Lee
& Steve Ditko su Tales of Suspense #47 del novembre 1963. Dopo varie
apparizioni, è stato ucciso dal Flagello dei criminali ed è stato solo di
recente che l’Impero Segreto ha offerto il suo costume ed armamentario a Rick
Lawson, un furfantello di mezza tacca che in passato aveva rubato il costume di
Prowler. Alla fine il nuovo Melter era stato sconfitto da Iron Man in Avengers Icons #12 (o se preferite,
Avengers Icons Ultimate Edition #1) ed arrestato, ma ora anche lui è libero.
4)
L’originale
Whiplash è stato creato da Stan Lee
& Gene Colan su Tales of Suspense #97 del dicembre 1967. Il suo vero nome è
Mark Scarlotti ed il suo potere era costituito da una frusta d’acciaio capace
di tagliare qualunque cosa, compresa l’armatura di Iron Man che lui maneggiava
con maestria degna di Zorro e Indiana Jones messi insieme. Si è ritirato in
Difensori MIT #23 per occuparsi del suo unico figlio Michael. L’origine della
seconda Whiplash è ancora avvolta nel mistero. È stata creata da Erik Larsen su
Marvel Comics Presents #49 del maggio 1990 e di lei, come già detto, non si sa
nulla. È apparsa per l’ultima volta su Difensori MIT #23 ed è uno dei pochi
supercriminali impiegati dall’Impero Segreto da essere sfuggito alla cattura.
5)
Nota
di continuity: questa storia precede gli eventi di Vendicatori #61/66 ed annual
collegati, compreso Iron Man Annual 2006.
Nel prossimo episodio: inedite alleanze vengono
forgiate, misteri vengono svelati, altri misteri s’infittiscono e Kathy Finch è
ancora scomparsa… o no?
Carlo
[1] Andy, il bambino che entrambi hanno adottato nel #24.
[2] Nell’episodio #29.
[3] Questo, invece, è avvenuto nello scorso episodio.
[4] Hannah Donleavy, la ragazza con cui Happy esce abitualmente.
[5] Lo sapreste, se aveste letto Difensori MIT #22 o almeno la Difensori Ultimate Edition #5 che contiene anche quell’episodio.
[6] Quale? Se avrete un po’ di pazienza, avrete tutte le spiegazioni.